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Riprendiamo l’argomento della vendita dei servizi di consulenza in ambito D.lgs 231/01 (leggi parte 1) ricordando che molte amministrazioni pubbliche, in particolare le Regioni, negli ultimi anni hanno deliberato direttive che prevedono per l’accreditamento, il requisito di avere implementato un modello 231.
A tale riguardo ad esempio, citiamo la Regione Lombardia, dove alle aziende del settore formazione professionale (Decreto n. 5808 dell’8 giugno 2010) e case di cura (DGR 3540/12) è richiesto il modello 231.
La Regione Lazio, con Decreto del Commissario ad Acta del 9 maggio 2013 n. U00183, ha approvato lo schema tipo di contratto/accordo per la definizione dei rapporti giuridici ed economici tra le Aziende Sanitarie Locali e i soggetti privati erogatori di prestazioni sanitarie.
In considerazione della necessità di assicurare – ai fini dell’accreditamento – che le strutture sanitarie private garantiscano, oltre ai tradizionali requisiti tecnologici, strutturali e organizzativi, anche requisiti minimi di affidabilità e onorabilità che elevino gli standard di qualità, il suddetto Decreto ha previsto l’obbligo per le strutture sanitarie private di dotarsi di un Modello Organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/2001.
L’art. 2 prevede, infatti, che l’ASL acquisisca dall’ente una dichiarazione attestante l’avvenuta adozione del Modello Organizzativo di cui al D.Lgs. 231/2001 in materia di prevenzione dei reati, ovvero l’adesione al Codice Etico adottato sulla base del modello proposto dalla Regione e il contestuale impegno all’adozione di un proprio Modello Organizzativo entro la fine del 2014.
La mancata adozione del Modello da parte dell’ente entro i termini ha come conseguenza l’impossibilità per la struttura sanitaria privata di sottoscrivere il contratto con l’ASL.
La Regione Calabria, con legge n. 60 del 4/12/2012, ha reso obbligatoria l’adozione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.lgs. 231/01(di seguito, per brevità, “ Decreto”) per le categorie di enti appresso indicate:
a) enti pubblici economici dipendenti e strumentali della Regione, con o senza personalità giuridica;
b) fondazioni costituite dalla Regione;
c) società controllate alla Regione.
La Regione Sicilia, concede un aumento del budget fino al 2% alla strutture sanitarie che adottino un Modello Organizzativo 231.
Questi sono alcuni esempi di come verificando nelle singole Regioni l’obbligatorietà del modello 231, e proponendo alle aziende interessate il servizio di consulenza relativo, sia possibile acquisire nuovi clienti.